Ma l’originalità di questo libro poggia anche su altro. Innanzitutto sulla forma adottata. Essendo la trasposizione di una serie di radiodrammi allestiti e trasmessi dalla Sede Rai dell’Abruzzo segnalano che la scrittura, di cui Ciocca si serve, segue lo schema del copione teatrale, sul cui sfondo si muovono il narratore, i protagonisti, i comprimari e i tanti personaggi che fanno da cornice ai brani. Scorrerle, dunque, più che sfogliare un libro, significa assistere ad una rappresentazione teatrale. Poi sul linguaggio usato: sapido, arguto, giocoso, arioso, raffinato, filologicamente impeccabile nella puntualità documentaristica dei contesti, delle atmosfere, del linguaggio, dei personaggi e delle tipologie sociali che descrive. E in tempi in cui l’ignoranza –per dirla con Giovanni Sartori- è quasi diventata una virtù, e la sottocultura e il pensiero brodaglia sono cresciuti e irrobustiti nel tempo, penetrando progressivamente e sistematicamente le aule scolastiche e trovando il loro terreno di coltura nella dimensione audio-visiva, ne discende che non si può non apprezzare un testo come questo che insegna a godere della chiarezza, della distinzione, della dimensione analitica, dei tempi lunghi, senza peraltro mai scivolare in alcuna pedanteria.
In terzo luogo, questo bel libro è originale perché Sabatino Ciocca mette a tema alcune parole “orfane”, come l’immaginazione e la passione, che sembrano naufragate in un’assoluta perdita di corrispettivo nella realtà di questa nostra società inquieta, impaziente, frettolosa, dissonante, mediatica, globalizzata, apatica, sconclusionata, nemica del dettaglio che auspica l’alba di un’umanità fatta in serie, simile ad una catena di montaggio.
E, da ultimo, perché si rende omaggio all’ironia, che costituisce il tratto dominante di tutto l’impianto del volume.
Eide Spedicato Iengo
Da "RIVISTA ABRUZZESE"
Anno LXV - n° 1 - gennaio 2012
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